A fine ottobre 2019, da un’analisi dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano erano 480 000 i dipendenti che usufruivano dello smartworking. Per rendere l’idea, stiamo parlando all’incirca del 12% di chi, per tipologia di lavoro e strumentazione informatica, disponeva dei requisiti necessari per lavorare in modo agile.
Un dato in continuo aumento, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente.
Dopo tutto, le grandi imprese già vedevano il lavoro agile come un requisito essenziale per mantenere la propria competitività.
Cosa si intende per Smart Working?
Conciliare, innovare e competere. Sono questi i tre diversi obiettivi, apparentemente antitetici, dello smart working che si configura come un nuovo approccio all’organizzazione aziendale, in cui le esigenze individuali del lavoratore si contemperano, in maniera complementare, con quelle dell’impresa.
Lo Smart Working, quindi, mette al centro dell’organizzazione la persona con lo scopo di far convergere i suoi obiettivi personali e professionali con quelli dell’azienda e aumentare la produttività.
Smart Working significa ripensare il telelavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, ma anche flessibilità, responsabilizzazione, valorizzazione dei talenti e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio.
I quattro pilastri del Lavoro Agile
Proviamo a spiegare la definizione di Lavoro Agile partendo dai principi cardine.
Lo Smart Working è un nuovo approccio al modo di lavorare e collaborare all’interno di un’azienda.
Si basa su quattro pilastri fondamentali:
- revisione della cultura organizzativa;
- flessibilità di orari e luoghi di lavoro;
- dotazione tecnologica;
- spazi fisici.
Il primo aspetto riguarda la revisione della cultura organizzativa e degli stili manageriali che implicano il passaggio ad una definizione del lavoro per obiettivi e non più su ore lavorate. Di conseguenza implica una revisione del rapporto fra il manager e il dipendente che lavora in Smart Working: si deve cioè passare dal controllo (tipico del lavoro in ufficio) alla fiducia.
Il secondo aspetto, collegato al precedente, riguarda la definizione di policy che garantiscano una certa flessibilità rispetto all’orario e al luogo di lavoro.
Il terzo pilastro fondamentale riguarda la dotazione tecnologica che deve supportare e valorizzare le forme di flessibilità possibili: attraverso il cloud, i device portatili e tutti gli strumenti che supportano la collaborazione la scrivania diventa sempre più virtuale.
Il quarto pilastro riguarda infine gli spazi fisici che devono evolversi per supportare le differenti esigenze delle persone quando si recano in ufficio.
Anche la leadership diventa agile
Infatti, una rivoluzione come quella del lavoro agile, necessita anche di un cambiamento del modello di leadership, che dovrebbe diventare altrettanto smart.
Il primo passo è passare da un’organizzazione basata sulle urgenze a una per obiettivi condivisi, facilitando così la programmazione dei compiti. Questo va di pari passo con un rinnovato impegno nel responsabilizzare i propri collaboratori, coinvolgendoli nelle decisioni e promuovendone una partecipazione attiva.
Da non sottovalutare è poi lo spirito di gruppo, da mantenere intatto anche quando una o più risorse lavorano da remoto. In questo modo si preserva il passaggio di informazioni e si riduce il senso di isolamento delle risorse. Ecco che in questi casi, ai manager viene richiesta una nuova capacità, quella di saper scegliere gli strumenti di comunicazione più adeguati in base alla situazione.
Virus e Smartworking
Sotto la minaccia del virus il governo nel giro di poche settimana ha rilanciato il lavoro agile come prescrizione contro la diffusione del virus.
Il concetto di smartworking si è momentaneamente trasformato nel lavorare da casa per esigenze sociali e sanitare.
Infatti, il Presidente del Consiglio dei ministri ha emanato il 1° marzo 2020 un nuovo Decreto che interviene sulle modalità di accesso allo smart working, confermate anche dal Decreto del 4 marzo.
Successivamente nel DPCM dell’11 marzo 2020, si raccomanda venga attuato il massimo utilizzo, da parte delle imprese, di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza.
Infine nel Decreto legge del 17 marzo 2020, n. 18, e sino alla data del 30 aprile 2020, i lavoratori dipendenti disabili o che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità, hanno diritto di svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile, a condizione essa sia compatibile con le caratteristiche della prestazione. Inoltre, ai lavoratori del settore privato con ridotta capacità lavorativa è riconosciuta la priorità nell’accoglimento delle istanze di svolgimento delle prestazioni lavorative in modalità agile.
Questo non è come descritto prima “lavorare in modo Smart” ma può essere un esperienza (pur forzata) dei problemi o impedimenti comuni ed individuali che possiamo trovare nel nostro ambiente domestico e personale:
Nei prossimi articoli abbiamo provato a consigliarvi alcuni dispositivi che possono migliorare sicuramente l’experience.
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